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Terremo(n)ti

Un terremoto altro non è che una esplosione invisibile.
Nascosta nelle faglie della terra, infilzata da lingue di magma.
Invisibile come solo i potenziali lo sono.
Con le deflagrazioni che solo i sogni, solo i pensieri acuti possono avere sulla vita.
Come le cose che possono essere, ma non sono ancora, come l'essenza stessa della speranza.
Che le migliori esplosioni non sono certo le piroclastiche, sfilate di grigie ceneri laviche, colate di grumi di fuoco sulle pendici acoprire tutto e farlo restare com'è.
E' fisica, non sociologia.
E' come una carica a molla, è come la liberazione di Energia elastica.
E' come il rinculo di un arbalete.
Il giro di danza di una ballerina sul fuso del carillon.
E così è pure la gente che scende in piazza con le bandiere.
Con i cori, con le orchestre.
Così è la faccia di Ferrara sul suo divano rinforzato.
Così sono le esplosioni di rabbia della Santanchè, il ghigno spento di La Russa, il dito medio di Formigoni dentro le sue irreprensibili camicie d'appretto.
Così sono le onde d'urto.


Mi piace il mondo fisico perchè non si fa illusioni.
Paga sempre i propri conti.
Non è che puoi barare, aggirare il problema.
Magari lo rinfoderi nella crosta del mondo, magari lo accumuli dentro il cerchio (magico) di un'onda.
Ma poi torna. Oh, se torna.

Chi troppo in alto va' cade sovente.
Precipitevolissimevolmente.
Berlushka Bye bye, Sora Cesira.
Si, lo so, non è Freddy Mercury o Mark Knopfler, ma per un giorno si può, no?

2 commenti:

Zdenek | 13 novembre 2011 alle ore 21:31
  

  Idea resa molto bene.

Oh, oh, Berlushka berlushka.

ROTFL 

 
Gianandrea Ghirri | 15 novembre 2011 alle ore 21:10
  

  Anch'io amo il mondo fisico, anche se non riesco a descriverlo come vorrei. E' onesto. 

 

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